In occasione dell'uscita della nuova versione della Suzuki Katana cogliamo l'occasione per un confronto con la prima versione. Le due moto sono state progettate a distanza di quasi 40 anni l'una dall'altra ma l'idea alla base del concept è la stessa: naked ad alte prestazioni, componentistica di alta gamma e stile inconfondibile.
Creata nel 1980 da Target Design, uno studio tedesco che all'epoca non aveva mai progettato moto prima d'allora, la Katana viene presentata come concept al salone di Colonia. Attira subito l'attenzione per la sua estetica originale. Alcune scelte stilistiche sono di rottura per l'epoca, tra cui il serbatoio affilato, proteso in avanti e il cupolino che abbraccia il faro quadrato.
Il cupolino, assente sulla versione concept, viene introdotto nel modello di serie ma, probabilmente per non snaturare troppo la forma bassa e slanciata del progetto originario, come si nota dai primi bozzetti, è realizzato di piccole dimensioni. Altri elementi caratteristici sono la sella, di dimensioni generose e ben raccordata al serbatoio, il parafango anteriore chiuso ai lati che copre la ruota da 19 pollici mentre al posteriore ne troviamo una da 18 pollici.
In generale, lo stile della moto richiama l'estetica del design automobilistico di quel periodo, forme squadrate tipiche degli anni '80, introdotte per la prima volta in campo motociclistico. Nella versione del 1984 è addirittura presente un faro a scomparsa, molto in voga sulle supercar dell'epoca.
La Katana, evidentemente per lo stile giudicato eccessivamente radicale dal pubblico, riscuote scarso successo nel mercato internazionale, a differenza del Giappone dove una nicchia di appassionati le permette di rimanere in produzione per 19 anni, seppure a fasi alterne.
Nel nuovo modello, uscito nel 2019, il designer Rodolfo Frascoli riprende molti degli elementi caratteristici della vecchia Katana, le linee affilate del gruppo sella-serbatoio-carena sono state mantenute e rese ancora più estreme e raccordate tra loro, in particolare il cupolino, molto basso e spigoloso ospita il faro rettangolare, proprio come nel vecchio modello.
Diversa è la situazione al posteriore, la coda è decisamente più corta e compatta, la porzione di sella del passeggero è molto sottile e le carenature laterali sono minimali. A dare l'impressione di maggiore leggerezza al posteriore troviamo anche l'eliminazione del portatarga, ora fissato al forcellone, e, scelta obbligata per un modello sportivo, l'ammortizzatore singolo al posto del vecchio sistema a doppi ammortizzatori laterali.
Rispetto al modello precedente, la zona tra serbatoio e cupolino è più voluminosa, per via del maggior numero di componenti interni di cui una moto contemporanea necessita. Questo fattore, unito al ridimensionamento della coda, rende il veicolo più muscoloso e proteso in avanti rispetto alla versione originale.
Molti sono i dettagli che non sono stati lasciati al caso, ad esempio le due alette poste sotto il cupolino nel vecchio modello rimangono anche nel nuovo e acquistano una nuova funzione: diventano l'alloggiamento delle luci di posizione anteriori. Anche il faro mantiene la sua forma originale rettangolare ma è stato leggermente arrotondato ai lati ed utilizza una moderna sorgente luminosa a LED.
I maggiori cambiamenti sono avvenuti nella dotazione tecnologica, la differenza si nota in particolare nel cruscotto e nei comandi dei sistemi elettronici. Al posto della classica coppia di indicatori analogici di velocità e giri abbiamo un bel display TFT ricco di informazioni.
Il designer ha optato per due diverse soluzioni per quanto riguarda la livrea: una con il classico colore grigio con logo rosso Suzuki, l'altra completamente nera. Per il resto della componentistica, Suzuki ha deciso di virare, a differenza del passato quando prevalevano le finiture metallizzate, verso una vernice nera.
Esiste anche l'allestimento Jindachi che si arricchisce di dettagli rossi.
Sources: suzuki.com, target-design.com, frascolidesign.com.
